RSS

Acquedotto

Un acquedotto è il complesso delle opere di presa convogliamento e distribuzione dell'acqua necessaria ad una o più utilizzazioni : uso potabile, uso irriguo, uso industriale, ecc.
La parola deriva dai due termini della latino aqua ("acqua") e ducere ("condurre").

L’acqua distribuita attraverso gli acquedotti può provenire sia da sorgenti sotterranee o pozzi che da fonti superficiali come bacini artificiali, laghi o fiumi.
Nel primo caso spesso è già potabile all’origine e viene solo leggermente disinfettata per precauzione; nel secondo caso, quando si utilizzano acque superficiali, è necessario effettuare trattamenti di potabilizzazione.


Ma cosa troviamo nella cosiddetta acqua di rubinetto?

Il D.P.R. 236/88 classifica anzitutto i possibili contaminanti dell'acqua potabile in diverse categorie:
A) parametri organolettici;
B) parametri chimici e chimico-fisici in relazione con le caratteristiche naturali delle acque;
C) parametri chimici indesiderabili;
D) parametri chimici tossici;
E) parametri microbiologici;
F) parametri aggiuntivi, riguardanti le acque che sono state sottoposte a un trattamento di addolcimento o dissalazione. e ne fissa i valori guida e i limiti imperativi.
Nella tabella che segue sono riportate le concentrazioni massime ammissibili (CMA) per alcuni parametri, insieme conl'indicazione delle possibili patologie indotte da una prolungata assunzione.
 
Il problema della scarsità di acque naturali che abbiano un grado di purezza chimica e batteriologica tale da poter essere immesse nella rete di distribuzione delle acque potabili senza trattamenti, costringe molti acquedotti a trattare acque superficiali o sotterranee, al fine di rimuovere i contaminanti chimici o biologici.
Le principali contaminazioni chimiche riscontrate nel nostro Paese sono:

a) la contaminazione da nitrati delle acque di falda;
L'attività di fertilizzazione immette sul suolo e nel sottosuolo composti dell'azoto sotto diverse forme: organica, ammoniacale, nitrica. La persistenza e la mobilità di queste forme di azoto sono diverse. Vi sono aree particolarmente vulnerabili, nelle quali la contaminazione da nitrati delle acque sotterranee supera normalmente il limite di 50 mg/l di ione nitrato al di sopra del quale la normativa italiana (D.P.R. 236/88) considera non potabile l'acqua. Peraltro, trattandosi di sostanze ritenute indesiderabili e non tossiche, il Ministero della Sanità ammette, in deroga, una concentrazione massima di 100 mg/l (D.M. 14/7/1988). Questo limite in deroga appare alquanto permissivo: l'O.M.S. (1984), in relazione agli effetti metaemoglobinizzanti osservati sui neonati, ha definito una linea guida di 45 mg/l di nitrati e l'E.P.A. (1985) ha fissato un identico livello massimo raccomandabile.
b) la contaminazione da erbicidi;
La contaminazione delle acque di falda da erbicidi, in Italia, ha avuto particolare rilievo nell'areale risicolo; ma anche in zone nelle quali la coltura prevalente è il mais. Nel primo caso i contaminanti di più frequente ritrovamento nelle acque destinate al consumo umano sono molinate e bentazone; nel secondo caso, atrazina. In Italia l'erbicida più frequentemente ritrovato nelle acque destinate al consumo umano è l'atrazina.
La vicenda delle deroghe per la concentrazione di erbicidi concesse negli anni dal 1987 in poi offre lo spunto per approfondire i criteri di fissazione dei limiti di qualità delle acque potabili; tenendo presente che in altri paesi sono in vigore limiti diversi da quelli della direttiva comunitaria e che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha da tempo predisposto la propria tabella dei limiti.
c) la contaminazione da ferro e manganese;
Nella pianura padana le falde più profonde (quindi, protette) danno acque solitamente contenenti ferro e manganese (talvolta, anche solfuri) e richiedono un trattamento di deferrizzazione-demanganizzazione. Ne è prova, per esempio, la qualità dell'acqua potabile dell'acquedotto di Pavia, che contiene mediamente 0,38 mg/l di manganese e 0,15 mg/l di ferro (media dei valori riscontrati dal Laboratorio Chimico Provinciale il 22/6/1978 su 22 pozzi) e pesca in un complesso che si sviluppa a una profondità compresa fra 80 e 120 metri. In Lombardia la provincia più interessata dalla presenza di manganese è appunto quella di Pavia, con un valore massimo di 2,64 mg/l; ma nelle Marche sono stati rilevati, nelle acque potabili di alcuni comuni della provincia di Pesaro, livelli di manganese intorno a 10 mg/l, dovuti alla natura idrogeologica del terreno.
I limiti di legge italiani sono di 0,2 e 0,05 milligrammi/litro, rispettivamente per ferro e manganese. Tali limiti sono suscettibili di deroga, trattandosi di sostanze classificate come indesiderabili; in particolare, per il manganese il D.M. 14/7/1988 consente deroghe fino a 0,2 mg/l.

d) la contaminazione da composti organici clorurati.

In alcune regioni d'Italia i composti organici clorurati presenti nelle falde acquifere derivano da immissioni provenienti da attività industriali.
Informazioni tratte delle lezioni del prof. Vincenzo Riganti, Università di Pavia, Dipartimento di Chimica generale, Cattedra di Chimica merceologica

  • Digg
  • Del.icio.us
  • StumbleUpon
  • Reddit
  • RSS

0 commenti:

Posta un commento